Sindacati Militari

Il Comandante Generale Salvatore Luongo rompe il silenzio: ‘Siamo presenti quando gli altri si riposano’. E difende i carabinieri


La lettera del Comandante Generale

Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, ha scelto il cuore dell’estate per rivolgere un messaggio diretto ai suoi militari. Mentre l’Italia si gode le vacanze, l’Arma non si ferma.

«Cari Commilitoni, mentre il Paese vive il meritato riposo delle vacanze estive, noi continuiamo, senza tregua, a garantire sicurezza e prossimità ai cittadini, nelle città come nei paesi, sulle strade, lungo le coste e nelle località turistiche», scrive Luongo.

«L’impegno silenzioso e costante dei Carabinieri è la più alta testimonianza di dedizione al dovere. Siamo presenti quando gli altri si riposano, vigili quando gli altri si distraggono, vicini quando gli altri si allontanano».

Il Comandante ha ricordato le sue visite a Lampedusa, Pantelleria, Chiomonte, Sestriere, Prato e Orbetello, sottolineando come l’Arma arrivi fino ai “lembi più estremi del territorio nazionale” grazie alle sue specialità.

Ma è nel passaggio più delicato della lettera che emerge la svolta:
«Il mio sostegno incondizionato ai colleghi coinvolti, nelle ultime ore, nei fatti di Olbia e Genova. Episodi che ci ricordano quanto sia complessa e delicata la missione che ogni giorno portate avanti con professionalità e sacrificio».

Ai Carabinieri d’Italia va la mia gratitudine e il mio orgoglio. Il servizio svolto, spesso invisibile, rappresenta il volto affidabile e rassicurante dell’Arma.
Continuate nel prezioso lavoro con la serenità di chi sa di operare sempre nel rispetto della legge e con la piena fiducia dei cittadini, che riconoscono il nostro valore.”

Parole che nessun Comandante Generale aveva mai pronunciato prima in termini così diretti.


La Fortuna (USMIA): “Luongo, la rottura col passato”

Il messaggio di Luongo ha subito acceso il dibattito. A intervenire è stato Giuseppe La Fortuna, segretario nazionale dell’USMIA carabinieri, che non ha usato mezzi termini.

Secondo La Fortuna, le parole del nuovo Comandante Generale rappresentano un cambio radicale di stile e di sostanza rispetto al passato:


«Dopo anni in cui i vertici hanno preferito il silenzio o scelte che hanno finito per lasciare i militari soli, oggi l’Arma ritrova finalmente un Comandante che parla chiaro e difende i suoi uomini senza esitazioni. Con Luongo il vento è cambiato. Non più un’Arma pronta a giustificarsi per ogni episodio sotto i riflettori, ma un’Arma che rivendica con forza la propria missione e che si schiera compatta quando i suoi uomini finiscono nell’occhio del ciclone. È questo il taglio netto con il passato: dove prima c’era un silenzio imbarazzato, oggi c’è una voce che difende, che protegge, che riconosce il sacrificio quotidiano.»

Il sindacalista non risparmia colpi:
«Mai prima d’ora un Comandante Generale aveva avuto il coraggio di esporsi così apertamente a favore dei suoi uomini. Per troppo tempo, al contrario, i Carabinieri hanno conosciuto solo pratiche disciplinari, trasferimenti punitivi e un silenzio che pesava come una condanna. Un silenzio che, per chi indossa la divisa, equivaleva a sentirsi lasciato solo».

E ancora:
«Con Luongo si volta pagina: basta carabinieri lasciati soli a subire, basta uomini sacrificati per salvare le apparenze. È questa la vera rottura con il passato».


Un messaggio alla politica

Il commento di La Fortuna diventa poi un vero e proprio atto d’accusa contro il mondo politico:
«E ora? Ora tocca alla politica. Perché il messaggio di Luongo è anche una chiamata alle armi – in senso istituzionale – rivolta al governo e al Ministro della Difesa: i Carabinieri non possono più essere lasciati soli. Non possono essere i bersagli da colpire per quieto vivere o per convenienza mediatica. Se davvero lo Stato vuole restare credibile, deve cominciare a tutelare chi lo difende.

Con la sua lettera, il Comandante Generale ha rotto il tabù. Ha dimostrato che si può essere al vertice senza dimenticare la truppa. Ha detto a gran voce ciò che finora nessuno aveva il coraggio di pronunciare: i Carabinieri non si abbandonano. Mai più.»


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