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La nuova guerra dei sottomarini: alleanze industriali e sfida europea sotto il livello del mare


La fine dell’egemonia: una nuova guerra sottomarina si combatte nei cantieri

Il mercato dei sottomarini convenzionali è cambiato. Non bastano più eccellenza tecnologica e referenze storiche: oggi, chi ambisce alla leadership deve offrire versatilità industriale, cooperazione internazionale e prontezza geopolitica. È una rivoluzione silenziosa, ma brutale, quella che sta riscrivendo le regole del gioco.

Nel cuore di questa trasformazione si combatte uno scontro d’élite tra il tandem tKMS–Fincantieri, artefici dell’U212 CD/NFS, e la potenza francese di Naval Group, forte dei suoi Scorpène Evo e Barracuda. Due visioni industriali, due culture strategiche, due idee d’Europa in rotta di collisione.


Dai fasti del Tipo 209 al rilancio del duo tKMS–Fincantieri

La Germania, con il suo Tipo 209, ha dominato per anni il mercato dei sommergibili convenzionali. Un successo senza precedenti: oltre 60 unità esportate in 14 Paesi, base della supremazia di tKMS. Ma i tempi sono cambiati. L’arrivo del Tipo 214 con tecnologia AIP non ha replicato il boom. Solo 15 unità vendute, per lo più in Grecia, Portogallo e Corea del Sud.

Naval Group, approfittando delle crepe, è tornata in corsa. Il programma Scorpène, nato con Navantia e poi gestito in autonomia, ha conquistato India, Brasile, Cile, Malesia e Indonesia. E con il Barracuda a propulsione convenzionale, il gruppo francese ha rilanciato anche nel segmento oceanico pesante.


Una nuova intesa europea: pragmatismo italo-tedesco

Nel novembre 2024, Fincantieri – forte del successo della FREMM statunitense – e tKMS annunciano una partnership strategica sull’U212. Il risultato? Una divisione netta: tKMS gestisce l’export del U212 CD in aree storiche (Norvegia, Germania, Canada), mentre Fincantieri promuove l’U212 NFS nei mercati emergenti (Filippine, Grecia, Medio Oriente).

Un’intesa silenziosa ma chirurgica, che mette in crisi la strategia di Naval Group, sempre più solo nel panorama europeo.


Scorpène Evo vs U212 NFS: il vero scontro nel Mediterraneo e in Asia

Compact, performante, interoperabile: l’U212 NFS, sviluppato per la Marina Militare italiana (4 unità entro il 2034), è il cavallo di battaglia di Fincantieri. Modernizzato con batterie agli ioni di litio, architettura modulare e compatibilità con armamenti NATO (e non), è pensato per vincere gare nei teatri marittimi più caldi: Filippine, Indonesia, Polonia.

Il rivale diretto è lo Scorpène Evo: flessibile, collaudato, ma con un problema strutturale in alcuni mercati NATO – l’integrazione limitata di sistemi d’arma americani. Un handicap che in contesti ad alta interoperabilità (come la Polonia o il Medio Oriente) si è già rivelato fatale.


Barracuda Spada Nera vs U212 CD: duello per la supremazia oceanica

Sulla fascia alta, la sfida è tra giganti. Il Barracuda Spada Nera, selezionato dai Paesi Bassi (con un’offerta 25% più economica di tKMS), integra tecnologie nucleari in una piattaforma convenzionale. Silenzioso, modulare, compatibile con droni e jet pump, è l’alternativa europea ai modelli russi e asiatici.

Ma anche il U212 CD, lungo 73 metri, con batterie agli ioni di litio e ridottissima traccia magnetica, ha già convinto Germania e Norvegia (10 unità ordinate, altre 5 in arrivo). La battaglia si sposta ora in Canada, dove entrambi i modelli competono per una commessa monstre da dodici sottomarini oceanici con trasferimento tecnologico.


Naval Group: eccellenza solitaria o nodo strategico?

Naval Group ha la gamma tecnologica più completa d’Occidente: Scorpène, Barracuda e il SSN Suffren (nucleare). Ma è sola. Dopo il fallimento della fusione con Navantia (2008) e con Fincantieri (2018), la Francia non ha una vera alleanza industriale navale in Europa.

E mentre il duo tKMS–Fincantieri conquista terreno, Cherbourg guarda con interesse a Malmö, sede del cantiere svedese Kockums, gruppo Saab. Una partnership con i nordici, basata su una divisione chiara dei compiti (sottomarini leggeri per Kockums, pesanti per Naval Group), potrebbe rilanciare Parigi nella sfida per l’export.


La lezione dell’U212: meno proclami, più cantieri

Dove ha fallito la retorica del “Airbus navale europeo”, ha vinto la concretezza dell’intesa italo-tedesca. Nessuna pomposa joint venture, ma una divisione razionale dei mercati, rispetto reciproco e obiettivi chiari. In pochi mesi, Fincantieri è entrata in gare prima inaccessibili. E tKMS si è liberata di fronti secondari.

Una strategia senza sovrastrutture politiche, che oggi sembra premiare più dei grandi progetti mediatici — come SCAF o MGCS, impantanati in anni di frizioni interne.


Chi non costruisce alleanze, sarà circondato

Il mercato dei sottomarini convenzionali si muove. Rapidamente. Tra il 2025 e il 2035, si stima che più di 100 unità saranno ordinate in tutto il mondo. Chi non è in grado di offrire tecnologia, trasferimento, interoperabilità e prezzo insieme, rischia di restare indietro.

Naval Group ha le carte giuste, ma non può più giocare da sola. In un’Europa dove le alleanze industriali sono la nuova moneta della competitività, la Francia rischia l’isolamento operativo se non riapre al dialogo — con la Svezia, con l’Italia, forse con la Spagna.

Perché, come ha ammonito l’ammiraglio Vaujour:

“Chi in Europa non si allea, sarà aggirato. E poi dimenticato.”

E sott’acqua, dimenticare è il primo passo per affondare.

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