Attualità

Tentano di sedare una lite tra adolescenti con lo spray urticante: nei guai un poliziotto e un allievo carabiniere

Un intervento fuori servizio finito sotto indagine. Un agente della Polizia Stradale e suo figlio, allievo carabiniere, sono stati denunciati per eccesso colposo nell’uso dei mezzi di coazione fisica dopo aver utilizzato spray urticante per sedare un litigio tra due adolescenti a Cassino. Il caso, ora al vaglio delle autorità, potrebbe avere ripercussioni sia a livello penale che disciplinare per i due appartenenti alle Forze dell’ordine.

L’intervento fuori servizio e la degenerazione della situazione

Secondo le ricostruzioni, il poliziotto e il figlio si trovavano nella centrale Piazza San Giovanni quando hanno assistito a una lite tra due giovani, un ragazzo e una ragazza. Temendo un’escalation del diverbio, i due sarebbero intervenuti utilizzando spray urticante per separare i contendenti. Tuttavia, la situazione è rapidamente degenerata, attirando l’attenzione dei passanti, che hanno allertato una pattuglia dei Carabinieri per riportare la calma.

La denuncia e le conseguenze legali

Una volta in caserma, i due adolescenti hanno dichiarato che si trattava di una discussione tra fidanzati e hanno sporto denuncia contro il poliziotto e il figlio. L’accusa principale è l’uso improprio di strumenti di coercizione fisica, regolamentati da norme precise che ne vietano l’impiego arbitrario o sproporzionato. Gli inquirenti ora valuteranno la sussistenza di eventuali reati e le possibili responsabilità degli indagati.

Possibili provvedimenti disciplinari

Oltre alle conseguenze penali, i due rischiano anche un procedimento disciplinare interno alle rispettive amministrazioni di appartenenza.

Intervenire per senso del dovere: un rischio?

Non si può ignorare un dato di fatto: chi indossa una divisa ha il dovere di agire per tutelare l’ordine pubblico, anche fuori servizio. Il poliziotto e suo figlio non hanno cercato il conflitto, ma hanno agito in buona fede, convinti di dover proteggere due ragazzi da un’escalation violenta. Eppure, oggi si ritrovano sotto accusa, con la concreta possibilità di subire ripercussioni per aver cercato di fare la cosa giusta.

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Se il timore di un’incriminazione frena chi dovrebbe proteggerci, chi si farà avanti la prossima volta? Il rischio è chiaro: che l’indifferenza sostituisca il coraggio, che il timore di un’accusa prevalga sulla necessità di intervenire

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