COMANDANTE ALFA BASTA ACCUSE ALLE FORZE DELL’ORDINE: ‘CHI FUGGE DALLA POLIZIA SA A COSA VA INCONTRO’
Un intervento che accende il dibattito quello del Comandante Alfa, veterano dei reparti speciali antiterrorismo, durante la trasmissione Quarta Repubblica sul caso del giovane Ramy Enlgaml, deceduto nel quartiere Corvetto di Milano dopo un inseguimento.
Il super carabiniere- che mantiene l’anonimato per ragioni di sicurezza – ha analizzato con precisione la dinamica dell’inseguimento, sottolineando come la pattuglia dei carabinieri abbia mantenuto una distanza di sicurezza significativa dal TMax in fuga. “È uno scooter che può raggiungere i 200 chilometri orari”, ha precisato, evidenziando i rischi intrinseci di una fuga ad alta velocità.
“L’inseguimento è una situazione di estremo stress”, ha spiegato il Comandante, “e chi sceglie di non fermarsi all’alt deve essere consapevole delle possibili conseguenze”. Un’affermazione che ha scatenato un acceso confronto in studio, specialmente con il professor D’Orsi.
Il punto cruciale della discussione si è concentrato sulla necessità operativa di proseguire l’inseguimento: “Sul momento non si può sapere cosa abbia fatto chi fugge”, ha argomentato il Comandante, ricordando anche i casi, spesso dimenticati, di agenti rimasti vittime durante operazioni simili.
La tensione è salita quando il Comandante ha utilizzato il termine “nemico” riferendosi a chi fugge da un posto di blocco, scelta lessicale che ha provocato immediate reazioni tra gli ospiti in studio. “Non esistono nemici buoni o cattivi”, ha precisato, “ma chi fugge da un controllo evidentemente ha qualcosa da nascondere”.
L’intervento del Comandante Alfa riaccende così il dibattito sul delicato equilibrio tra sicurezza pubblica e gestione delle operazioni di controllo sul territorio, in un momento in cui l’opinione pubblica si interroga sulle procedure operative delle forze dell’ordine.
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