Damasco crolla in 14 giorni, la Siria nelle mani dei Ribelli
SITUAZIONE SUL CAMPO
In un’offensiva lampo durata appena due settimane, le forze ribelli a guida islamica hanno conquistato Damasco, segnando una svolta drammatica nella guerra civile siriana. L’esercito regolare e le forze di sicurezza hanno abbandonato le loro posizioni, incluso l’aeroporto internazionale della capitale. Hezbollah ha ritirato i propri combattenti dai dintorni di Damasco e da Homs, dove continuano intensi scontri.
LA SORTE DI ASSAD
Il presidente Bashar al-Assad risulta irreperibile, con voci non confermate che lo danno già in fuga verso Teheran o Abu Dhabi. La rapidità del collasso del regime ha colto di sorpresa la comunità internazionale, con le tradizionali linee di difesa garantite da Russia e Iran che non sono riuscite a contenere l’avanzata ribelle da Idlib verso la capitale.
REAZIONI INTERNAZIONALI
Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha definito “inammissibile” l’occupazione della Siria da parte di quelle che Mosca considera forze terroristiche. Gli Stati Uniti, per bocca del presidente Trump, mantengono una posizione di distacco, dichiarando che “la Siria non è un paese amico” e che Washington dovrebbe evitare di farsi coinvolgere nella crisi.
SITUAZIONE UMANITARIA E DIPLOMATICA
A Doha è in corso un vertice trilaterale tra Russia, Iran e Turchia per discutere gli sviluppi della crisi. Emerge l’ipotesi di un possibile negoziato che preveda l’esilio per Assad. La comunità internazionale guarda con preoccupazione agli sviluppi, temendo ripercussioni sulla stabilità regionale.
CITTADINI STRANIERI
Circa 300 cittadini italiani si trovano ancora nel paese, anche se molti hanno già lasciato il territorio nelle ultime ore. Il ministro Tajani ha assicurato che la situazione è sotto controllo e sono pronti piani di evacuazione. Israele ha schierato truppe al confine, pur dichiarando di non voler interferire negli affari interni siriani.
REAZIONI POPOLARI
A Damasco, la popolazione è scesa in strada per celebrare la caduta del regime dopo mezzo secolo di governo del partito Baath. I media internazionali riportano scene di giubilo, con caroselli di moto e dimostrazioni spontanee nel centro della città. Simbolicamente, la folla ha abbattuto e calpestato la statua di Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente e predecessore alla guida del paese.
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