Pensioni

SICUREZZA: NEL 2020 CON 80MILA AGENTI IN MENO E 53 ANNI L’ETÀ MEDIA DEL PERSONALE IN SERVIZIO

(di Fiorenza  Sarzanini) – L’intesa ormai appare raggiunta, il risparmio garantito. Perché il taglio alle spese del personale delle forze dell’ordine è la “voce” più remunerativa per chi sta cercando di rimettere in sesto il bilancio dello Stato.

E dunque il governo ha intenzione di confermare il blocco del turn over al 55 per cento almeno fino al 2015 per garantirsi una riduzione di spesa che sfiora un miliardo e 500 mila euro. La scelta gela le speranze di chi pensava a nuovi investimenti in materia di sicurezza, comunque a un ricambio generazionale che garantisca migliore operatività. E riapre la polemica.

150 pensionati al mese
 
Quello dedicato agli organici è il capitolo più importante in materia di spending review. Ma anche il più rischioso. Perché, come è già stato denunciato dai vertici di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza, la riduzione degli uomini in servizio indebolisce la funzionalità dei reparti, in alcuni casi mettendo in pericolo l’efficacia del controllo del territorio.
Eppure non sembra che da questa strada si possa tornare indietro visto che i conti fatti dal commissario governativo Carlo Cottarelli dimostrano come gli altri interventi – dalla chiusura degli uffici all’accorpamento delle sedi – garantiscano soltanto un aggiustamento per le casse statali certamente non sufficiente a raggiungere gli obiettivi fissati dal piano di ristrutturazione economica. Il risultato è una diminuzione del personale che già oscilla ormai tra i 150 e i 180 uomini al mese e porterà a una riduzione secca nel 2020 di almeno 80 mila persone.
I concorsi bloccati
 
Attualmente la polizia può contarle su 95 mila unità, 105 mila sono i carabinieri e poco meno di 60 mila i finanzieri. Con il blocco delle assunzioni al 55 per cento si può assumere una persona ogni due che vanno via. Anche se poi tutto questo non avviene con regolarità visto che, come più volte denunciato dal Sap, il sindacato autonomo, «in polizia i concorsi sono bloccati da anni e nel 2016 avremo un organico di 87 mila unità ma soprattutto un’età media di 47 anni».
Vuol dire – questa è la stima – che nel 2020 ci saranno 80 mila persone in meno, sommando ai 35 mila poliziotti in uscita, 30 mila carabinieri e 15 mila finanzieri. E soprattutto salirà a 53 anni l’età media del personale in servizio.
C’è poi il problema legato alle retribuzioni. Il dossier della Silp-Cgil, preparato dal segretario Daniele Tissone, fa i conti in tasca agli appartenenti alle forze dell’ordine e calcola «una riduzione media mensile di circa 300 euro lorde per ogni singolo operatore, che sta causando conseguenze gravi per il personale soprattutto in un particolare contesto di difficoltà operative come quello attuale che vede impegnate le forze dell’ordine in situazioni che vanno dalle coste del Mediterraneo fino ai cantieri dell’alta velocità».
La chiusura degli uffici
 
Sul tavolo del governo rimane l’elenco degli oltre 300 uffici che saranno chiusi e di quelli accorpati prevedendo di «eliminare le sovrapposizioni» dunque di razionalizzare la presenza sul territorio di polizia e carabinieri. Un riordino che comunque garantirà un risparmio di poco superiore ai 60 milioni di euro e dunque di gran lunga insufficiente rispetto alle aspettative di palazzo Chigi. Ecco perché ha destato grande allarme l’articolo 7 del disegno di legge sulla pubblica amministrazione nella parte in cui disegna il nuovo ruolo dei prefetti. Il timore è quello di un ridimensionamento dei questori in materia di ordine pubblico che giustifichi poi l’accorpamento di altri uffici, in particolare la soppressione di alcune questure. Non a caso Lorena La Spina, segretario dell’Associazione funzionari di polizia, parla di un «indebolimento strutturale del “sistema sicurezza” perché si sacrificano, in nome di pretesi risparmi di spesa, fondamentali principi di civiltà giuridica, oltre che il benessere e la sicurezza di tutta la collettività».
Tagli di macchine e divise
 
Qualche giorno fa
il segretario del Siulp Felice Romano ha denunciato la mancanza di fondi per provvedere alla manutenzione dei mezzi e addirittura per acquistare le divise dei poliziotti, con gli agenti più anziani che prestano giacche e pantaloni a chi esce in servizio in modo da garantire l’operatività.
Il problema non riguarda l’Arma che ha saputo effettuare una pianificazione di spesa per garantire ai carabinieri la “copertura” di tutte le necessità, ma rappresenta comunque una spia di allarme forte. E spinge il segretario del Sap Gianni Tonelli a rilanciare la possibilità di «una parziale unificazione delle forze di polizia, che potrebbe portare da subito a risparmi di oltre 2 miliardi di euro razionalizzando le strutture logistiche, le mense, le caserme, gli uffici di apparato che oggi sono divisi per sette corpi dello Stato più i vigili del fuoco. Il messaggio che diamo alla gente è chiaro: meno tasse e più sicurezza, meno forze di polizia e più uomini sul territorio».
Autovelox, etilometri e computer
Esclusa anche per legge con l’introduzione di uno specifico articolo nell’ultima Finanziaria l’eventualità di unificare polizia e carabinieri, si continua a ipotizzare un accorpamento con la Forestale, un riordino che comprenda la Penitenziaria. Ma non sembra che tutto questo possa accadere in tempi brevi. E dunque al taglio netto degli organici si è deciso di affiancare un intervento anche per quanto riguarda gli acquisti.
È già operativa una “centrale unica” che provvede alla scelta dei mezzi per le forze di polizia e adesso dovrà occuparsi delle apparecchiature. Nell’elenco delle priorità, come sottolinea il rapporto di Tissone della Cgil, ci sono «gli autovelox e gli etilometri, strumenti fondamentali per la sicurezza che sono ormai pochissimi perché costano troppo e, a causa della scarsità di fondi, non se ne comprano più». A ciò si aggiunge che «aziende ed enti statali donino alla polizia i loro vecchi computer (ad esempio l’Enel a Palermo), oppure che alcuni lavori di ristrutturazione siano finanziati da esterni (Confindustria per un’ala della Squadra Mobile a Palermo). Questa pratica diffusa anche in altre città, ad esempio la Squadra Mobile di Firenze, se da un lato può essere vista come un apprezzamento per il nostro lavoro, dall’altra crea evidenti situazioni d’imbarazzo per chi deve poi occuparsi dell’attività investigativa».

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