Carabinieri

RIDE BENE CHI RIDE “ULTIMO”. DAL COMANDO GENERALE RACCOMANDAZIONE AL SILENZIO

Il 22 dicembre, quando Il Fatto pubblica la notizia “Indagato Del Sette”, il maggiore Giampaolo Scafarto manda un sms a Sergio De Caprio, alias Ultimo, per commentare: “Ride bene chi ride ultimo”. E il suo ex capo, poi andato all’Aise (i servizi segreti esteri), risponde: “Buona questa”. Così i due commentano la notizia dell’ indagine a carico del comandante dell’Arma dei carabinieri accusato di rivelazione di segreto d’ufficio in uno dei filoni dell’inchiesta, nato dalle dichiarazioni dell’ ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che tira in ballo anche Luca Lotti. Il giorno dopo, il 23 dicembre, è sempre Il Fatto a scrivere che anche il ministro dello Sport è iscritto nel registro degli indagati.

Sui messaggi di dicembre tra Scafarto e Ultimo (non indagato), il legale di quest’ultimo Francesco Romito, spiega: “È solo una battuta. Anzi, prova il fatto che De Caprio non sapesse nulla dell’ inchiesta. Se lo avesse saputo, Scafarto non gli avrebbe scritto così”. Il punto è questo: il colonnello De Caprio non è indagato e questo sms per adesso non prova che stesse seguendo l’ indagine Consip da dietro le quinte, senza averne diritto. Il messaggio con Scafarto è stato estrapolato dal cellulare del maggiore indagato per falso e rivelazione di segreto d’ ufficio dalla Procura di Roma.

I due avevano un rapporto da anni, anzi Scafarto era nella lista di chi avrebbe dovuto seguire il colonnello all’ Aise. Ma mai – ha detto Scafarto ai pm romani – “ho parlato a De Caprio dell’ inchiesta Consip, anche perché conoscendolo se glielo avessi detto non mi avrebbe più incontrato”. Il maggiore aggiunge che “la raccomandazione di non parlare di Consip con il colonnello fu estesa a tutti i miei uomini”.

Ma perché a dicembre commenta la notizia di Del Sette indagato con Ultimo? Forse in riferimento a eventi passati: il 4 agosto 2015 infatti era stato proprio Del Sette a comunicare con una lettera a Ultimo, all’epoca al Noe, che non avrebbe più svolto funzioni di polizia giudiziaria, pur mantenendo il grado di vicecomandante. I motivi: “Cambiamento strategico nell’organizzazione dei reparti”. Da poco era stata pubblicata dal Fatto una conversazione intercettata proprio dal Noe, quando De Caprio era il capo: quella in cui Matteo Renzi condivideva con il generale Mario Adinolfi le sue strategie e anticipava la sfiducia all’ ex premier Enrico Letta.

Quell’ intercettazione era stata depositata in un procedimento penale della Dda di Napoli senza omissis. Cinque carabinieri del Noe di Caserta erano stati anche indagati, e poi archiviati. Nonostante ciò, ancora oggi il Csm si pone domande su questa intercettazione, ed ha aperto un procedimento parallelo a quello a carico del pm napoletano Henry John Woodcock. Nel frattempo Ultimo, estraneo alla vicenda, ha dovuto lasciare il Noe per l’ Aise. Dove è rimasto fino al 20 luglio 2017 quando è stato rimesso all’Arma dopo le polemiche esplose intorno al caso Consip e al suo rapporto con Scafarto.

È infatti da De Caprio, che Scafarto va il 10 aprile scorso, tre giorni dopo aver saputo di essere indagato per falso. Un incontro, spiega l’ avvocato Romito, che “era dovuto alla semplice esigenza di chiedere un consiglio personale”. Da quell’ incontro sono passati pochi mesi e anche Ultimo è finito nelle cronache. Non per profili penali, ma per alcune mail inviate non a lui, ma a due suoi uomini all’Aise. Il 3 marzo 2017, mentre i pm di Roma interrogano come indagato per traffico di influenze Tiziano Renzi, Scafarto avrebbe inviato una email con parti dell’ informativa Consip datata 3 febbraio a due suoi ex colleghi, poi andati all’ Aise.

Ma ci sono anche due email precedenti con trascrizioni di intercettazioni e pedinamenti. I due file si chiamavano “Mancini.doc”, ossia Marco Mancini, l’ex responsabile dell’ Antiterrorismo e ora al Dipartimento informazione e sicurezza (Dis), in passato finito a processo per il caso del rapimento di Abu Omar e mai condannato. La seconda di queste mail inviate riportava anche un testo: “Sempre per il capo”. Sono messaggi – spiega l’avvocato Romito – che mai sono arrivati a Ultimo: “Escludo che ci sia stata da parte di De Caprio una richiesta di notizie. Non sapeva nulla, le mail non sono mai indirizzate a lui”. Intanto però De Caprio ha dovuto lasciare i servizi segreti ed è stato restituito all’Arma.

Ieri poi l’ ennesimo alt. dal Comando generale è arrivata anche la raccomandazione al silenzio. Infatti il colonnello aveva risposto nei giorni scorsi alle dichiarazioni fatte dal pm modenese Lucia Musti che al Csm aveva raccontato che – quando è stato trasferito il fascicolo Cpl Concordia da Napoli a Modena – De Caprio le avrebbe detto: “Lei ha in mano una bomba”. Il colonnello, per chiarire la propria posizione, aveva anche annunciato un incontro pubblico che non potrà più esserci.

Nel frattempo proprio sul contenuto delle audizioni al Csm, la Procura di Roma ha aperto due fascicoli, per il momento contro ignoti, per rivelazione del segreto d’ ufficio.

Vincenzo Iurillo e Valeria Pacelli per Il Fatto Quotidiano

 

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto