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QUEGLI ENCOMI DA RIDERE DELLA GUARDIA DI FINANZA. POCHISSIMI PREMI PER CHI LAVORA SUL CAMPO

(di Stefano
Sansonetti
) – Qualcuno la sta già ribattezzando «encomiopoli».
Il fatto è che all’interno della Guardia di Finanza, già alle prese con un
momento a dir poco difficile, adesso spunta fuori un’altra questione come
minimo sdrucciolevole.

Sembra che per i
massimi vertici della Fiamme Gialle sia impossibile tenere a bada la fantasia
quando si tratta di scegliere le ragioni per le quali assegnare encomi a
esponenti del Corpo. E così si accede a una cuccagna di premi per le ragioni
più disparate, dall’organizzazione di eventi presso il salone d’onore del
Comando generale alla promozione mediatica del calendario storico del corpo,
dall’attività lobbistica svolta in parlamento per spuntare norme più favorevoli
alle Fiamme Gialle fino ad arrivare all’organizzazione della parata militare in
occasione delle cerimonie istituzionali. E le operazioni sul campo di contrasto
alla criminalità economica? Quando si tratta di assegnare premi sono
praticamente assenti.
E questo la dice
lunga sulla situazione in cui versa un Corpo già finito nel mirino delle
recenti inchieste su appaltopoli e tangentopoli varie,
a cominciare da quella sul Mose di Venezia. Nei giorni scorsi la Guardia di
Finanza, guidata dal comandante generale Saverio Capolupo, ha messo nero su
bianco un elenco di 171 encomi in un documento di 56 pagine di cui il Giornale
è in possesso. I riconoscimenti si riferiscono principalmente al primo semestre
di quest’anno e sono stati quasi tutti concessi dal Capo di stato maggiore del
Corpo, Luciano Carta. All’interno ci sono decine di esponenti delle Fiamme
Gialle con il grado di colonnello e tenente colonnello. Ogni tanto il nome di
qualcuno ricorre più volte nella lista, ma di base la maggior parte dei
riconoscimenti è assegnata a persone sempre diverse. Insomma, un festival. Con
conseguenze tutt’altro che formali. Gli encomi, infatti, contribuiscono ad
accrescere i «punteggi» che ciascun finanziere accumula, indispensabili quindi
per la progressione di carriera. E spesso la loro concessione serve a cementare
«cordate» interne al Corpo. Da qualunque parte la si legga, quindi, non può che
fare effetto constatare quali «motivi» sono alla base di tali riconoscimenti.
Il colonnello
Alessandro Popoli, per esempio, ha ricevuto un encomio perché «con esemplare
dedizione forniva qualificato apporto personale nell’organizzazione logistica
delle complesse e articolate attività connesse all’evento di presentazione e
promozione mediatica del calendario storico del Corpo 2014». Con un’espressione
praticamente identica sono stati insigniti anche il tenente colonnello
Mercurino Mattiace e il tenente colonnello Antonio Michele Rodinò.
Complessivamente, per ragioni connesse alla promozione dell’indispensabile
calendario sono stati elargiti 14 encomi. Ciascuno di essi termina con questa
frase standard: «L’esito ottimale dell’iniziativa e l’ampia diffusione
mediatica ottenuta riscuotevano il vivissimo apprezzamento delle autorità istituzionali
ed il plauso delle superiori gerarchie». Ma il linguaggio enfatico da primo
‘900 ricorre in ogni pratica. Si prenda il tenente colonnello Francalberto Di
Rubbo, destinatario di un encomio perché «forniva, nel corso del complesso iter
approvativo della legge di Stabilità 2014, determinante apporto nello
svolgimento, nelle competenti sedi istituzionali, di una costante e incisiva
azione di sensibilizzazione orientando importanti modifiche a favore della
Guardia di Finanza». Stesso riconoscimento anche per il tenente colonnello
Giovanni Fontana e per i colleghi Aldo Noceti e Dario Sopranzetti. In tutto i
finanzieri-lobbisti hanno incamerato 10 encomi.

L’immagine, si sa,
è molto importante. Sarà per questo che il tenente colonnello Andrea Fiasco ha ricevuto
un riconoscimento per «l’apporto alla concezione, pianificazione,
organizzazione e realizzazione del concorso del Corpo alla parata militare
tenuta in occasione del 67° anniversario della fondazione della Repubblica e
alle altre cerimonie militari in occasione del 239° anniversario della
fondazione della Guardia di Finanza». Il capitano Gerardino Severino, dal canto
suo, ha incamerato un encomio in quanto «coordinava le attività connesse alla
diffusione della storia della Guardia di Finanza e alla testimonianza del suo
passato». Riconoscimento per la stessa ragione al maresciallo capo Luigino
Marinanza. Il maresciallo capo Francesco Serra, invece, è stato premiato perché
«coadiuvava i propri superiori nella pianificazione, realizzazione e risoluzione
delle problematiche connesse allo svolgimento di importanti eventi
istituzionali tenutisi presso il salone d’onore del Comando generale». Mentre
il maresciallo Ernesto D’Auria ha ricevuto un encomio per «i complessi e
delicati compiti di staff concernenti l’istruttoria delle trattazioni connesse
alla concessione delle licenze di convalescenza». Come si vede, nell’elenco c’è
di tutto e di più. Tra l’altro, a quanto filtra, la concessione di questi
riconoscimenti sta suscitando il nervosismo di tanti finanzieri che lavorano
sul campo, a livello locale. Senza contare che dal punto di visto dello
stipendio il Corpo ha dovuto subire in questi anni tagli vari e blocchi. Da qui
la domanda: è proprio necessario elargire encomi per motivi che
nulla hanno a che vedere con le più meritorie attività della Fiamme Gialle?
Il Giornale

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