PROGETTO SIGNUM: INNIETTARE “VACCINI” PER SCATENARE PATOLOGIE TUMORALI FRA I MILITARI ITALIANI
Tratto da Segni dal Cielo. – Da anni scienziati e ricercatori stanno indagando sulle cause dell’insorgenza di tumori fra soldati italiani che hanno preso parte alle “missioni di pace” nei Balcani, Iraq e Afghanistan, e da anni si è sempre parlato di uranio impoverito fra le principali cause dell’insorgenza di patologie tumorali fra i militari italiani.
La Commissione d’Inchiesta anni fa, avrebbe individuato un altro motivo che potrebbe essere fra le cause scatenanti dei tumori nei militari delle nostre forze armate: vaccinazioni eseguite con modalità, tempi e verifiche totalmente errati. In sostanza, la Commissione del Senato sull’uranio impoverito sta indagando sugli eventuali danni ad oggi passati sotto silenzio nonostante i ripetuti allarmi da parte dei medici e degli scienziati, oltre che delle famiglie dei soldati deceduti.
Massimo Montinari, medico e funzionario di polizia, dichiara: “Hanno cercato di metere tutto a tacere per gli enormi interessi economici, ma adesso pare che anche a livello politico finalmente si stia muovendo qualcosa“.
Anche il professor Antonio Giordano, presidente dello Sbarro Institute di Philadelphia, vede un chiaro collegamento fra insorgenza di tumori e cattivo uso di vaccini: “Il nesso esiste ed è chiaro, fra vaccini ravvicinati e abbassamento delle difese immunitarie. In Italia si trovano numerosi siti ad alto rischio di inquinamento per chi ha un sistema immunitario compromesso”.
La Commissione d’Inchiesta del Senato si è quindi espressa anche e soprattutto in base a resoconti provenienti da diversi staff medici universitari (Pisa, Genova, Roma) dove è stato condotto uno studio denominato “Progetto Signum” fin dal 2004, commissionato dal ministero della Difesa. Il rislutato dimostra che se un soggetto umano è sottoposto a più di cinque vaccini, si mette a serio rischio il sistema immunitario. La relazione finale del “PRogetto Signum” che è stata consegnata alla Commissione d’Inchiesta nel gennaio 2011, annota che lo stesso soggetto umano sottoposto a diversi vaccini in tempi troppo brevi, viene esposto ad agenti aggressivi fra cui la diossina, l’uranio impoverito, inquinamento ambientale di diverso tipo, e potranno insoergere patologie anche molto gravi.
Sotto accusa, quindi, i medici militari per il mancato rispetto dei protocolli di vaccinazione, nonché lo stesso contenuto dei vaccini, in base al fatto che comprovati studi scientifici dimostrano l’insorgere di patologie legate all’accumulo di metallipesanti come alluminio e mercurio. Sostanze che sono state trovate in alcuni tipi di vaccino e utilizzate come eccipienti e conservanti per migliorarne l’effetto.
Francesco Rinaldelli, di Potenza Picena in provincia di Macerata, era un alpino. Nel 2008, quando aveva solo 26 anni, è morto stroncato dal cancro. Analisi scientifiche hanno dimostrato che era stato sottoposto a una massiccia serie di vaccini carichi di metalli come mercurio e alluminio che lo avrebbero indebolito. Poco tempo dopo il giovane venne inviato a Porto Marghera nel periodo di maggiore emissione di diossina. Questo concomitanza di cause avrebbe causato il linfoma.
Il padre, Andrea, da allora raccoglie documenti e dati per salvare quelli che sono ancora vivi, dice: “Noi parenti ci ritroviamo a tirare pugni nel buio”. Il Ministero della Difesa è barricato nel silenzio. Rinaldelli, assieme ai genitori di altre giovani vittime, si è rivolto alla procura di Roma che ha aperto un’inchiesta penale. Ma la giustizia è lenta e il cancro veloce. Molti ragazzi si sono spenti prima che venisse alla luce la verità.
La commissione parlamentare per l’uranio impoverito è sempre più orientata sull’analisi dei danni da vaccini. Durante l’ultima audizione, lei ha chiesto di far luce sulla libertà dei militari di sottoporsi a vaccinazioni. Questo consenso è reale o no?
“Assolutamente no. È ridicolo, formalmente ti presentano un documento da firmare in cui puoi scegliere o meno se vaccinarti. Se dici no, però, vieni processato e perdi il lavoro. Inoltre nessuno viene realmente informato delle controindicazioni legate ai vaccini ed abbiamo le prove che non vengano rispettati i protocolli indicati dalle case farmaceutiche. I militari sono bombardati con molti vaccini fatti a pochissimi giorni di distanza. Non viene preventivamente controllato il loro stato di salute come dovrebbe essere fatto e spesso, come è successo a mio figlio, subito dopo vengono inviati in zone contaminate o rischiose. Con bassissime difese immunitarie sono esposti al rischio di sviluppare cancro e leucemie. A questi ragazzi sono state fatte cose che non si vedevano neanche ai tempi del Terzo Reich. Le direttive sulla carta magari sono corrette, il problema è che consapevolmente non vengono rispettate e i nostri figli muoiono. Però per la prima volta vedo la commisisone parlamentare lavorare davvero per un risultato. Quelli che vi siedono si sono spogliati della veste di senatori e sono tornati a guardare le cose come genitori e cittadini”.
Cosa è successo a Porto Marghera signor Andrea?
“Mio figlio era stato da poco sottoposto a una lunga serie di vaccini. In seguito, con una serie di analisi abbiamo scoperto che i livelli di mercurio e alluminio nel suo sangue erano elevatissimi. Il suo sistema immunitario era fuori gioco, completamente impazzito, non in grado di reagire alle aggresisoni esterne. Mentre Francesco era in servizio a porto Marghera stavano dismettendo sostanze tossiche, per giorni respirò diossina. Così si è ammalato di linfoma. Ha scoperto un bozzo sulla spalla e lì sono inziati quattro anni di un terribile calvario. Vaccinare questi ragazzi senza considerare dove verranno mandati subito dopo è un comportamento criminale, per questo li abbiamo denunciati. Avevano nelle mani i nostri figli, la Difesa li ha usati come cose, senza pensare che fossero persone con un cuore che batte”.
Quanti sono quelli nella condizione di Suo figlio?
“È uno sterminio. Sono 3.500 i militari ammalati oggi monitorati, ma in realtà la cifra è più alta perché ci sono anche tutti quelli che si sono ammalati dopo aver dismesso la divisa. La cosa più grave è che il Ministero della Difesa tace. Perché non tira fuori nomi, dati numeri? Così anche il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità non hanno fatto nulla, nè approfondito. Avrebbero dovuto pretendere dalla Difesa i dati. Si pensa che possiamo noi cittadini, familiari delle vittime, da soli chiedere all’omicida se ci dà la pistola con cui ha ucciso. I carabinieri dovrebbero entrare nel Ministero e portare via i registri che contengono tutti i dati che riguardano i nostri fgli. Perché in realtà questi registri ci sono. Non è vero che non li hanno monitorati, i ragazzi vittime delle loro procedure sono tutti inseriti in una lista e io ho avuto uno di questi incartamenti che lo dimostrano. È un documento riservato, interno, con i dati e la casistica di 18 militari, fra questi c’è il nome di mio figlio. Non possono limitarsi a dire che hanno rispettato i protocolli, devono dirci cosa è successo davvero, e se qualcosa è andato storto per colpa di chi. La verità è che sul banco degli imputati ci sarebbero pezzi troppo grossi”.
Cos’era il progetto Signum?
“Era uno studio nato per cercare di capire se alcune malattie dei militari andati in Iraq fossero riconducibili all’uranio impoverito ma videro che la presenza di questo era quasi impercettibile. Invece si aprì una nuova traccia: si scoprì che dopo 5 vaccinazioni a volte si sviluppavano ossidazioni cellulari che portavano a tumori. Signum era un progetto grande, coinvolgeva quattro università, stava arrivando a conclusioni scientificamente importanti ma ad un tratto, di punto in bianco è stato accantonato. Forse questo studio ha fatto paura a qualcuno e si è fatto in modo che non andasse oltre. Così noi parenti delle vittime ci ritroviamo a tirare pugni nel buio. Io sono stanco, stanco anche di rabbia e rancore. Mio padre, il nonno alpino che ispirò mio figlio, ha fatto nove anni di guerra, ha creduto in questa Repubblica, e ora io da questa voglio risposte”.
Redazione Segnidalcielo
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