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POLIZIOTTO INSULTA LA BOLDRINI E GLI IMMIGRATI SU FACEBOOK. INDAGATO, TRASFERITO E PROCEDIMENTO DISCIPLINARE

E’ finito sul registro degli indagati con l’accusa di istigazione all’odio razziale il poliziotto in servizio alla Questura di Prato sospettato per alcuni commenti shock apparsi nei giorni scorsi sulla sua pagina Facebook, con insulti alla vedova del ragazzo nigeriano ucciso a Fermo e macabri auspici alla Presidente della Camera, Laura Boldrini.

La Procura è ora al lavoro per chiarire se le frasi appartengano al poliziotto o se il suo profilo sia stato violato. In attesa di completare gli accertamenti, il questore Paolo Rossi ha fatto spostare l’agente in un altro ufficio, lontano da rapporti con il pubblico. “Una misura presa anche a sua tutela – spiega – ha tutto il diritto di chiarire la sua posizione. Di certo sono frasi gravissime, incommentabili. Nel frattempo si è deciso di aggregarlo a un ufficio non operativo, burocratico. Lunedì apriremo invece il procedimento disciplinare”.

È una vicenda dai contorni inquietanti quella destinata ora a scuotere la città del tessile già alle prese con una complicatissima integrazione con la comunità cinese. Se ne sta occupando in queste ore il procuratore capo Giuseppe Nicolosi, che ha aperto un fascicolo per istigazione. Si ipotizza anche un altro reato, il vilipendio contro la Boldrini. Durissimi i post, poi rimossi, su cui sono in corso gli accertamenti, finalizzati a capire se quelle frasi sono effettivamente state scritte dal poliziotto o se si sia trattato di un furto d’identità, un hackeraggio, uno scherzo di cattivo gusto. «Giustizia è stata fatta e quella donna, nera bianca o gialla che sia deve essere incriminata e lasciata alla sua vita inutile...», esordisce l’autore nel pomeriggio dello scorso 14 luglio, pubblicando sul suo profilo un articolo di stampa in cui si parla della presunta nuova versione di Chiniery sui fatti che hanno portato alla morte suo marito, vicenda per cui è indagato l’imprenditore agricolo legato all’estrema destra Amedeo Mancini. Ma non è solo contro la vedova di Emmanuel che il post si scaglia. Offese che lasciano senza fiato contro la terza carica dello Stato, la presidente Laura Boldrini, contro cui si arriva ad auspicare violenza e a cui addirittura si augura la morte, come in un crescendo di odio. Offese e ingiurie anche contro un prete, forse l’arcivescovo di Fermo Conti, che durante i funerali di Emmanuel aveva detto: «I disperati siamo noi, non i migranti»: «Al parroco che ha fatto l’omelia spero lo mandino a fare qualcosa di utile in Africa invece di mangiare pane a tradimento e non fare un c. dalla mattina alla sera!!!», termina il primo post.

Parole che suscitano indignazione tra gli stessi utenti, tra cui molte donne, che commentano le offese sessiste alla presidente Boldrini, che al funerale di Emmanuel aveva detto: «Non vi lasceremo soli e non lasceremo che la nostra società si inquini col razzismo». Alcune donne su Facebook attaccano l’autore del post, altre lo difendono come mosse da un mix di rabbia, razzismo, ferocia etnica. A un certo punto quello che è l’autore del post razzista, il sospetto poliziotto, torna ad intervenire. Se possibile aggravando la sua posizione. Ancora con parole deliranti e addirittura inviti alla morte alla presidente Boldrini. Parole non commentabili, in cui si attacca la presidente della Camera per la scelta di non partecipare ai funerali delle nove vittime italiane del terrorismo a Dacca e «santificare» invece due persone, Emmanuel e sua moglie, che «hanno mandato in galera un innocente». Ancora offese e auspici macabri per la presidente della Camera.

Di frasi «gravissime, che si commentano da sole» già nelle scorse ore parlava il questore Paolo Rossi, spiegando: «Non voglio né gettare la croce addosso a qualcuno né coprire nessuno: si tratta di un reato, questo è certo. Se fosse un nostro dipendente adotteremo tutte le azioni amministrative e disciplinari necessarie». Il procuratore capo Giuseppe Nicolosi ha disposto accertamenti sull’identità dell’autore del post.

Tratto da Firenze Repubblica

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