Carabinieri

MILITARI: E’ ORA DI TOGLIERE IL BAVAGLIO AI DELEGATI?

Sono quasi 40 anni che il nostro Paese è sostanzialmente fermo in materia di diritti dei militari  – scrive in una nota il delegato Co.Ce.R. Carabinieri Giuseppe La Fortuna – E’ vero, forse in passato non ci siamo impegnati abbastanza per accelerare la democrazia del processo partecipativo dei militari, ci siamo arenati e sottratti alla condivisione di progetti comuni. Ma ora non si può più attendere, quest’epoca di scarsa rappresentatività è giunta alla sua fase terminale. Abbiamo, con recenti episodi, toccato l’abisso della democrazia, determinato da una involuzione dei diritti dei militari ed inasprito dalla violenza di uno stato Maggiore pronto a colpire i delegati.

Abbiamo assistito, inermi, alle recenti punizioni  subite da due delegati del Co.Ce.R. Esercito, alla negata autorizzazione alla partecipazione ad un convegno sull’amianto di due delegati Co.Ce.R. Aeronautica ed ora alla punizione di un delegato del Co.Ce.R. Carabinieri per aver espresso il proprio pensiero da delegato.

Ho molti anni di esperienza nella rappresentanza militare, ma non ho mai visto sinora una simile reprimenda sull’attività dei delegati. La società cambia, si evolve, ma il mondo militare si ostina a non concedere quei diritti partecipativi ai propri lavoratori in uniforme, relegandoli a servitori inascoltati.

Per indicare la rotta per uscire da questa impasse democratico, la politica deve ritrovare la capacità di dare un indirizzo e costruire orizzonti. L’unica soluzione è riformare l’attuale sistema e colmare le lacune prodotte dal legislatore 40 anni or sono e che ora non sono più conformi ad una società che si reputi “civile”.

Per i colleghi delegati dell’Arma dei carabinieri e delle altre Forze Armate – conclude La Fortuna – vittime della scure punitiva, da delegato non posso che offrire lo scarno strumento della solidarietà morale per l’umiliazione di aver patito una punizione, per essere andati oltre ed aver chiesto quello che ormai la comunità militare chiede da tempo, condivisione e partecipazione. Ai politici chiedo di trasformare questa solidarietà morale, in uno strumento pratico e tangibile ed evitare che questo passi attraverso l’onta di future punizioni.

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