Difesa

LA FESTA DELLE FORZE ARMATE. LA STORIA DI UN MINISTRO SENZA DIFESA

La precarizzazione delle forze armate, i gioielli arrivati dal Kuwait, il varo degli F35 avvenuto in gran segreto per non irritare la sinistra, lo scivolone isituzionale della visita ai poligoni sardi e molto altro. Roberta Pinotti, la prima donna ministro della Difesa, sarà ricordata con amarezza dalle forze armate. Eppure, la sua nomina all’inizio era stata ben accolta. Sportiva, decisa, appassionata e con un debole per il mondo militare. Per questi motivi anche la provenienza cattocomunista le era stata perdonata. Era prevalsa la speranza che quella figura femminile, a volte dall’espressione severa, figlia di un operaio e con trascorsi negli ambienti pacifisti di Genova, avesse comunque il piglio giusto per provare, finalmente, a onorare gli uomini e le donne che garantiscono tutti i giorni la nostra sicurezza.

Ma così non è stato. Ben presto le aspettative sono andate deluse, a cominciare da quel riordino delle carriere che ha lasciato scontenti un pò tutti. Certo, un provvedimento era necessario, ma ci vuole una certa abilità per creare un malcontento diffuso. La concertazione sarebbe avvenuta solo con i vertici, mentre la base si è dovuta accontentare di quello che è arrivato. E come se non bastasse, il governo puntava a concludere la pratica prima del referendum costituzionale targato Renzi, per dimostrare che qualcosa era stato fatto e sperare in qualche voto in più. Una pressione che, raccontano i bene informati, è stata difficile da arginare.

Alla fine tutto è slittato a dopo il referendum, con un miliardo di fondi destinati alle forze armate, ma senza concertazione per il riordino della carriere. Persino l’aumento di 85 euro lordi promessi rischia di ridursi a meno della metà. “La non adeguata attenzione del Governo ha reso vani anche importanti stanziamenti – spiega Antonio Ciavarelli, rappresentante Cocer – Un esempio è il riordino delle carriere. Non vi è stata concertazione con il Governo e tanto meno confronto con i sindacati. I colleghi percepiscono che l’importante stanziamento di oltre un miliardo di euro sia servito alla dirigenza come recupero degli automatismi stipendiali bloccati con aumenti alla dirigenza fino anche a 600 euro mensili”.

E che dire del famoso Libro Bianco che al suo interno contiene il più grande tradimento che il Ministro potesse consumare in danno delle forze armate: ridurre il personale in servizio permanente al 60% e inserire giovani leve con una ferma limitata a 7 anni nella speranza che successivamente siano impiegati altrove, anche se non è chiaro dove e da chi. Un investimento a perdere, con l’aumento dei disoccupati e il buco nella sicurezza difficile da colmare proprio in un momento storico delicatissimo. In commissione Difesa al Senato, sull’articolo in questione contenuto nel disegno di legge ,è mancata la maggioranza, salvo poi essere successivamente inserito come emendamento.

Dalle truppe ai vertici, dunque, si leva un coro unanime: “E’ stata una delusione. E’ dai tempi di Gianni Letta che i nostri delegati non vengono ricevuti dal governo come si deve. In questa legislatura è accaduto una sola volta. Ci snobbano”.
Il Libro Bianco per la difesa e la sicurezza internazionali, il cuore del mandato da ministro della Difesa di Roberta Pinotti, quello su cui ha investito tempo e lavoro per la creazione di un Pentagono italiano, rischia però di non vedere la luce. Un progetto al quale la “Generalessa”, così è chiamata nell’ambiente, ha lavorato e a cui tiene tanto. La legislatura, però, sta per finire e quel disegno di legge per la riorganizzazione delle forze armate e dei vertici del ministero Difesa, con deleghe al Governo per la riforma dello strumento militare, presentato in pompa magna, deve ancora arrivare in Aula.

Una disfatta per il ministro che va a fare shopping da Ikea con la scorta, taglia le spese tranne quelle della sede dei suoi uffici a via XX Settembre, ma che adesso dovrà fare i conti con la rabbia delle forze armate umiliate da decisioni (o non decisioni) che sviliscono il loro lavoro. “Il disegno legge ha concluso il suo esame in commissione – ha spiegato Maurizio Gasparri, componente della commissione Difesa al Senato – e noi abbiamo dato un apporto perchè contiene alcune proposte necessarie per la riorganizzazione. Ci sono alcuni aspetti sulla precarizzazione del personale, invece, di cui discuteremo in Aula, se mai questo disegno di legge arriverà vi arriverà. Il fatto è che adesso siamo a fine legislatura e quindi diventa un problema di calendario. La riorganizzazione proposta dal Libro Bianco per certi versi si impone ed è necessaria, ma dovevano essere più rapidi. Mancare l’obiettivo è grave, ma non è dipeso da noi. Se solo non avessero perso tempo a parlare di ius soli. Ce ne occuperemo noi tornando al governo”.

I problemi, però, non riguardano solo questi aspetti. In questi anni la Pinotti ha dovuto spiegare alcune cose e nasconderne altre. Tra le cose da nascondere, ad esempio, c’è il varo degli F35 avvenuto in gran silenzio il 30 ottobre scorso lontano da occhi indiscreti per non indispettire la sinistra proprio in campagna elettorale. L’ufficio stampa ha silenziato ogni cosa, così come spesso accade con le attività delle forze armate impegnate a dare lustro al Paese, senza ricevere la necessaria vetrina mediatica. Del resto, questa legislatura ha anche nascosto ai cittadini i reali compiti dei nostri soldati impegnati nelle missioni in Iraq, Libia e Afghanistan. Anche per la stampa è difficile documentare sul posto il lavoro di chi rappresenta la patria da lontano. “Durante il mio mandato da ministro della Difesa – spiega a Il Tempo Ignazio La Russa – ho lavorato ad un’opera di comunicazione per far capire cosa fanno i nostri soldati nelle missioni internazionali e perchè meritano il nostro rispetto. In Afghanistan, ad esempio, ho cercato di far capire che non distribuiscono solo acqua, ma se necessario combattono per garantire la nostra sicurezza anche da lontano. E’ stata un’azione di verità. Soldati morti ne ho portati sulle spalle e con dolore. Ecco perchè meritano tutto il nostro rispetto e più risorse economiche. Questo governo nasconde la realtà sulle missioni internazionali. Sul lavoro della Pinotti ho riscontrato, comunque, qualcosa di positivo, tenuto conto che opera in un governo di sinistra”.

Per quanto riguarda le spiegazioni, invece, la Pinotti è stata costretta a difendersi dalle accuse di aver ricevuto, secondo Dagospia, alcuni gioielli che arrivati dal Kuwait in occasione della firma dell’accordo di Finmeccanica per la fornitura al Paese del golfo di 28 caccia Eurofighter. Una vicenda non meno imbarazzante del viaggio in Sardegna per la visita ai poligoni, avvenuta senza informare le isituzioni locali.

Francesca Musacchio, Il Tempo 4 novembre 2017

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