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“IL MINISTRO DELLA DIFESA DEVE DIMETTERSI E NIENTE CANDIDATURA AL COLLE”. BUFERA SULL’UTILIZZO DELL’AEREO “BLU”

Da
qualche giorno il ministro della Difesa Roberta Pinotti è al centro di una
intricata storia che ha a che fare con interrogazioni, esposti e voli di Stato,
di cui alcuni giornali parlano con particolare enfasi anche perché Pinotti è
considerata una delle possibili candidate alla presidenza della Repubblica
quando Giorgio Napolitano deciderà di dimettersi.

Oggi,
per esempio, il Fatto dedica a questa storia il titolo di apertura suggerendo
che questa storia abbia reso ormai impossibile l’elezione di Roberta Pinotti a
presidente della Repubblica.
I voli
del 5 settembre
Lo
scorso 5 settembre Roberta Pinotti ha partecipato a un vertice della NATO in
Galles sulla crisi in Ucraina insieme a Federica Mogherini, all’epoca ministro
degli Esteri, e al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Tutti e tre si
trovavano sull’Airbus 319 presidenziale che, dopo aver fatto scalo a Firenze
per far scendere Renzi, doveva atterrare a Ciampino. Da Ciampino sempre quel
giorno era previsto il decollo di un altro aereo, il Falcon 50 del 31esimo
Stormo dell’Aeronautica militare, per un volo di addestramento verso Genova. Il
ministro Pinotti è scesa dall’Airbus 319, è salita sul Falcon 50 ed è scesa di
nuovo a Genova, dove risiede.
Interrogazioni,
esposti, querele
Il 24
settembre due deputati del M5S, Alessandro Di Battista e Luca Frusone, hanno
depositato un’interrogazione parlamentare al ministro stesso e al presidente
del Consiglio per denunciare una presunta violazione delle regole sull’uso
degli aerei di Stato, secondo loro aggirate con la giustificazione del volo di
addestramento. Di Battista e Frusone hanno chiesto anche in quanti altri casi
era stata utilizzata quella stessa “motivazione” sulla rotta Roma
Ciampino-Genova.
Nei
giorni successivi il ministro ha risposto di aver usufruito di un volo già
previsto, «un volo del tutto legittimo, come sarà puntualmente chiarito in ogni
sede, compresa quella parlamentare». E ancora: «si trattava un volo addestrativo
che non ha comportato alcun maggior onere, ma al contrario ha determinato un
risparmio per l’erario». Insomma il volo di addestramento si sarebbe tenuto
comunque: prendendo quel volo invece che un volo di linea Pinotti avrebbe fatto
risparmiare tre biglietti allo Stato, quello per lei e quelli per i due agenti
di scorta (tra l’altro l’unico volo possibile per Genova da Roma sarebbe
partito la mattina successiva).
Il 13
novembre i due parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno presentato una
denuncia presso la Procura e la Corte dei Conti per «uso improprio di un aereo
di stato». Due procure, quella ordinaria e quella militare, hanno aperto
un’inchiesta verso ignoti nella quale si ipotizza il reato di peculato d’uso.
Nel frattempo l’Aeronautica – che dipende dal ministero della Difesa – ha
querelato i due parlamentari del M5S sostenendo che si trattava «di un volo di
routine addestrativo» e che su quel tipo di volo «è previsto il trasporto di
passeggeri autorizzati» come avvenuto per il ministro il 5 settembre.
L’accusa
e i piani di volo
Tutta
la faccenda ha a che fare con gli orari di decollo e atterraggio dei due aerei
e con i rispettivi piani di volo. I deputati del M5S si chiedono se gli orari e
i piani di volo del Falcon 50 siano stati modificati in base alla tabella
seguita dall’altro aereo, quello presidenziale, e non in base alle esigenze dei
piloti e del loro addestramento.
Mercoledì
sera il tg di La7 ha mostrato i documenti dei piani di volo
dell’Ente Nazionale Assistenza al Volo: risulta che il piano del Falcon 50 è
stato cancellato e cambiato subito dopo i ritardi e conseguenti cambiamenti di
orario dell’atterraggio e del decollo dell’Airbus di Renzi a Firenze, sul quale
c’era il ministro Roberta Pinotti. Il volo di addestramento si sarebbe insomma
adeguato alle esigenze del ministro: l’Airbus è arrivato con 20 minuti di
ritardo da Firenze a Ciampino e il Falcon è decollato da Ciampino a Genova con
20 minuti di ritardo.
Cosa
dice la legge
I voli
di Stato, dice
la legge in vigore
, servono a “conferire certezza nei tempi e celerità
nei trasferimenti delle Autorità di cui al comma 3 per consentire alle stesse
di attendere più efficacemente e compiutamente allo svolgimento dei propri
compiti istituzionali, ovvero ad assicurare loro un adeguato livello di tutela
o il trattamento protocollare connesso al rango rivestito”. Le “autorità” di
cui si parla al comma 3 sono il presidente della Repubblica, il presidente del
Consiglio, i presidenti di Camera e Senato, il presidente della Corte Costituzionale
e gli ex presidenti della Repubblica.
I
ministri possono usufruire dei voli di Stato solo se “sussistono comprovate ed
inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle
funzioni istituzionali” e se “non sono disponibili voli di linea né altre
modalità di trasporto compatibili con l’efficace svolgimento di dette
funzioni”. In ogni caso bisogna fare richiesta alla presidenza del Consiglio
con almeno 48 ore di preavviso, per i voli nazionali, e bisogna darne conto pubblicamente
in un’apposita pagina
online
 (nella quale il volo di Roberta Pinotti non appare).
Il volo
su cui ha viaggiato il ministro Pinotti quindi non era un volo di Stato: al di
là delle questioni di opportunità politica, la legalità o meno del viaggio del
ministro è legata al fatto che quel volo di addestramento potesse
effettivamente ospitare dei passeggeri e se averne fatto ritardare la partenza
possa essere considerato peculato.

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