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IL GENERALE LIBICO: “BOMBARDEREMO LE NAVI ITALIANE”. ECCO PERCHE’ SONO MINACCE DA NON SOTTOVALUTARE

Il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte del governo libico di Tobruk, ha dato ordine alle sue forze di bombardare le navi italiane impegnate nella imminente missione di supporto navale alla Libia. La notizia è stata diffusa oggi dall’emittente panaraba Al Arabiya. L’ordine di Haftar arriva poche ore dopo che il parlamento della Cireanica aveva espresso la sua opposizione all’operazione navale nonostante l’intesa raggiunta a Parigi dal generale. Tobruk contesta al premier di Tripoli, Fayez Al Sarraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, di aver concluso l’accordo con l’Italia per operazioni congiunte di contrasto ai trafficanti di esseri umani, in quanto la presenza di navi straniere rappresenterebbe una «violazione della sovranità nazionale» libica.

Secondo quanto riferisce l’Agi, fonti governative italiane ritengono però questa minaccia «inattendibile» e «infondata».  Intanto nella giornata di ieri è giunta nelle acque libiche diretta a Tripoli la nave Comandante Borsini dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni, come reso noto dallo Stato Maggiore della Difesa. Si tratta di un pattugliatore d’altura inviato con compito di ricognizione in vista della missione italiana a supporto della Guardia costiera libica nel contrasto al traffico di esseri umani. Sempre ieri dal Parlamento è arrivato il via libera alla missione.

Le stesse fonti sottolineano che la richiesta di intervento di supporto e accompagnamento militare italiano è venuta dalle autorità libiche riconosciute in ambito internazionale, dall’Onu. L’Italia è presente anche in altre zone della Libia, come Misurata, dove c’è il personale militare sanitario che sta conducendo l’Operazione ‘Ippocrate’, con l’allestimento di un ospedale per la cura di libici – civili e militari – feriti. Un motivo in più – si fa rilevare – per ritenere inattendibile la notizia di un prossimo ordine di attacco da parte del generale Haftar.

Tuttavia, al Corriere della Sera il generale ha confermato le sue intenzioni: «Noi siamo impegnati in prima linea nella lotta contro il terrorismo. Ci stupisce dunque che un Paese amico come l’Italia interferisca tanto indebitamente nelle nostre operazioni. Non posso dunque che confermare che qualsiasi nave militare italiana o di qualsiasi altro Paese che entrerà nelle nostre acque senza la nostra autorizzazione verrà bombardata dalle nostre forze», ha detto Haftar.

Il presidente della Commissione Difesa al Senato, il Senatore Nicola Latorre dà credito a questo monito: «La missione italiana in Libia, a supporto della guardia costiera libica, deve fare i conti con una situazione estremamente complessa. In questo senso vanno prese le dichiarazioni del generale Haftar».

MINACCE DA NON SOTTOVALUTARE – speciale di Huffington Post

Mattia Toaldo, analista dell’European Council on Foreign Relations. Toaldo non esclude che Haftar possa essere sostenuto contestualmente da Russia, Egitto e Stati Uniti. E spiega: “Soprattutto nel contesto delle dichiarazioni dei membri del team di Trump sui Fratelli musulmani – nemici giurati di Haftar e del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi – che li considerano equivalenti ad Al Qaeda e al gruppo jihadista delllo Stato islamico”. “Gli Stati Uniti intenderebbero invece oggi espandere in modo ‘significativo’ la presenza in Libia, con l’obiettivo di facilitare la riconciliazione delle due principali fazioni politiche rivali”, sottolinea Amina El Sobki, Senior Analyst e Direttrice del Middle East Program dell’Institute for Global Studies (Igs), e riferendosi implicitamente ad Haftar e al governo del premier Fayez Al Sarraj, “al tempo stesso per impedire che il jihadismo delle organizzazioni legate all’Isis e ad Al Qaeda possa ulteriormente radicarsi nel paese”. “L’obiettivo primario sarebbe quello di favorire la formazione di un governo unitario riconosciuto dalle principali fazioni politiche libiche, attraverso un coinvolgimento del generale Haftar”, annota ancora Sobky. Washington punta inoltre a “riaprire l’ambasciata a Tripoli” e il consolato di Bengasi per interagire meglio “con il complesso ed eterogeneo contesto politico locale” e con le “forze militari” libiche “per il contrasto al terrorismo” attraverso “un contingente stabile di almeno 50 uomini delle forze speciali”. Quanto all’Italia, di nemici dichiarati se ne è fatti tanti nella “nuova Libia”.

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