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IL COLONNELLO E I BUONI PASTO. UN AFFARE DA 600MILA EURO

Peculato
e corruzione. Chiesto il processo per il colonnello della Guardia di finanza,
Saverio Lamonaca
. Per la Procura della Repubblica si sarebbe appropriato
«illecitamente» di buoni pasto per 600mila euro, oltre a computer, telefoni
cellulari e tablet del ministero dell’Economia
.

Queste
le accuse formulate dai magistrati di piazzale Clodio per l’ex comandante del
III Gruppo del comando provinciale di Roma ed ex comandante della Legione
Allievi della Finanza di Bari. Con lui rischiano il processo i finanzieri
Giancarlo Urciuoli, Giuseppe Turturro, Giancarlo Varvo e l’imprenditore
Giuseppe Serra. L’indagine, condotta dal sostituto procuratore Giuseppe
Deodato, avrebbe dimostrato un presunto malaffare ben architettato da Lamonaca.
In particolare, tra il 2003 e il 2010 si sarebbe appropriato di 174mila 557
buoni pasto
dell’Istituto poligrafico Zecca dello Stato per un valore complessivo
di 610mila 949 euro. Tuttavia, per questioni legate alla prescrizione del
reato, la Procura contesta sospette appropriazioni a partire dal 2005, per
525mila 505 euro. Stando all’accusa si sarebbe trattato di buoni destinati al
«personale in forza al gruppo della Guardia di Finanza in servizio di vigilanza
e scorta svolto per il ministero dell’Economia». Ticket per ristoranti
destinati allo stesso «personale», inoltre, sarebbero stati sottratti anche in
concorso con Urciuoli, per un ammontare di 95mila 830 euro. Ma non è tutto. Il
colonnello Lamonaca, infatti, si sarebbe appropriato illecitamente di strumenti
informatici, come computer Apple, Sony, tablet, ma anche telefoni cellulari.
Tutta merce che risulta essere di proprietà del Ministero. L’accusa ritiene che
ci siano state anche forme di corruzione. In particolare, avrebbe ottenuto
viaggi a Miami, Ginevra, Londra, Francoforte, Parigi, Praga e in Brasile
dall’appuntato Giancarlo Varvo, affinché questi fosse tra i referenti del
Gabinetto del Ministero per le questioni attinenti la sicurezza. E non solo,
perché attraverso Lamonaca, Varvo avrebbe incassato commesse col Ministero con
società intestate a suoi familiari ma a lui direttamente riconducibili, per un
ammontare di oltre 2 milioni di euro. Corruzione, infine, sarebbe stata
compiuta anche dall’imprenditore Serra, al fine di ottenere appalti sempre con
il Ministero. Stando all’accusa, avrebbe dato all’ufficiale «divani,
televisori, poltrone, vari prodotti a marchio Mont Blanc tra cui tre orologi,
per un ammontare complessivo di 12mila euro». Inoltre, Lamonaca avuto anche «un
telefono Iphone del valore di 700 euro». Il tutto per «agevolare l’imprenditore
nell’aggiudicazione di forniture pubbliche presso le sedi della Guardia di
Finanza di Roma e di Bari». La Procura ritiene che Serra abbia incassato circa
82mila euro attraverso la presunta corruzione. Se pur contatta telefonicamente,
la difesa ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione trattandosi di un
procedimento delicato che coinvolge un alto ufficiale della Guardia di Finanza.

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