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MILITARI NELLE CITTÀ ESPOSTI AI RISCHI SENZA TUTELE, PERCHÉ?

Militari italiani schierati nelle città come misura anti terrorismo o come una delle tante iniziative inutili che espongono centinaia di ragazzi e ragazze a inutili rischi? Può anche essere bello, mentre passeggi per Roma, riconoscere i vari  corpi di appartenenza dal berretto o dal cappello. Questi sono bersaglieri, ecco gli alpini. Le uniformi, le mimetiche, sono ormai tutte uguali. Ma se uno si domanda lo scopo di simile schieramento di truppe, allora le risposte che ci si possono dare, non quelle ufficiali di Alfano o della Pinotti, sono desolanti. Serpeggia nei politici quel desiderio di assoluto che li porta a fare leggi inutili se non dannose gridando “mai più” e li porta anche a pensare di risolvere situazioni di ordine pubblico un po’ complesse, che richiederebbero studio e applicazione e mezzi sostanziosi, col grido “schieriamo l’Esercito”.

Così pensano che tutto sia sistemato, come con la bacchetta magica e loro possono tornare ai loro futili dibattiti, ai loro inutili convegni, ai loro affari, senza aggettivi. Così hanno risolto l’allarme terrorismo. Hanno piazzato un po’ di soldati, uomini e donne, davanti a potenziali obiettivi del terrorismo, hanno mostrato al colto e all’inclita che loro danno risposte rapide…e noi facciamo bene a pregare che in Italia non si verifichino mai le condizioni (conflitto sociale intrecciato a quello religioso, sostegno diffuso, interesse strategico) per un attentato stile Parigi. Quei ragazzi e quelle ragazze, schierati davanti a un ufficio o un monumento o la casa di un tizio importante, con quei fuciloni più grossi di loro, impacciati in quelle uniformi che speriamo nascondano giubbotti anti proiettile, sarebbero un potenziale bersaglio con poche possibilità di intervento. Non è che gli angoli delle piazze d’Italia si debbano trasformare in tanti Checkpoint Charlie, ma qualche strumento di protezione in più, che consenta anche di tenere la situazione sotto controllo con agio e attenzione, non sarebbe male. Se le postazioni devono essere fisse, come sono, perché ad esempio non riparare i militari dietro protezioni fatte con sacchetti di sabbia, meno intrusive delle opprimenti garitte di vetro che spesso gli occupanti tengono aperte per respirare un po’? A vedere le cose come sono oggi, la conclusione è invece molto, deludente, molto italiana: 1. Il Governo ha voluto dimostrare che fa qualcosa e la soluzione più semplice e ovvia è stata mandare i militari, con una logica un po’ lottizzatoria, che faccia partecipare tutti i corpi, in modo che nessun generale si offenda. 2. Il Governo non sa come fare a rispondere alle maggiori esigenze di ordine pubblico, non è in grado di reclutare e addestrare un numero congruo di agenti di Polizia e tappa il buco nell’organico con i soldati, tenuto conto che la funzione in cui sono impiegati è quella meno gratificante e utile dal punto di vista di un organo di Polizia, quella di passare ore e ore
in piedi immobili, vigili e attenti in attesa che si manifesti il nemico. 3. Il Governo fa tutto con superficialità e approssimazione e schiera le truppe a puro scopo dimostrativo, senza che nessuno pensi, fra i politici come fra i generali, che qualche rischio invece ci può essere. D’altra parte le cose italiane sono purtroppo condotte spesso in questo modo. Senza ripercorre i vecchi dolorosi capitoli della ritirata di Russia o quella di Libia, bastano gli episodi recenti a farci riflettere. Ricorda un giornalista che è stato spesso accanto ai nostri militari al fronte negli ultimi anni di come noi italiani guardavamo con un po’ di ironia gli americani tutti bardati, stracoperti dalla testa a sotto le scarpe. Poi lo stesso giornalista ha avuto il dubbio che il tumore che quasi lo uccideva fosse stato causato dalle polveri di uranio e allora ha capito perché gli americani se ne andassero in giro così. E mentre l’Esercito americano dispone di un ospedale specializzato dove i militari malati vengono curati, questo tipo di mono studiato e misure di prevenzione definite, da noi lo Stato se stai male ti toglie lo stipendio e ottieni qualcosa solo se fai causa, come una cameriera pagata in nero.

 

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