Carabinieri

CORSA A 5 PER I VERTICI DELL’ ARMA. ECCO QUANDO AVVERRÀ LA NOMINA DEL NUOVO COMANDANTE GENERALE

Vigilia di nomina per il nuovo comandante generale dell’Arma. Nel governo sta emergendo l’orientamento di procedere a breve, in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Il 15 o il 22 dicembre, salvo ulteriori convocazioni in questo mese. Senza aspettare il 15 gennaio, termine dell’incarico di Tullio Del Sette. Resta la stima piena dell’Esecutivo per l’attuale numero uno dell’Arma. Ma la nomina del comandante della Benemerita è un segnale, oggi, dal significato molto più ampio di un avvicendamento. Le sfilacciature e le criticità si sono ripetute e diffuse. Al ministero della Difesa, guidato da Roberta Pinotti, i dossier sui candidati sono stati preparati. Anche se non è stato ancora chiuso il giro per presentare al Consiglio dei ministri la terna dei nomi, come da prassi, con il prescelto già individuato.

In corsa ci sono cinque ufficiali di indiscusso valore. Vincenzo Coppola, vicecomandante generale; Riccardo Amato, comandante interregionale carabinieri Pastrengo (Milano); Ilio Ciceri, interregionale Podgora (Roma); Giovanni Nistri, interregionale Ogaden (Napoli); Luigi Robusto, interregionale Culqualber (Messina). Generali con differenze di età minima, nati tra il 1954 e il 1956. Ma molto diversi per incarichi e carattere. Coppola, romano, numero uno nelle relazioni internazionali e le missioni all’estero. Amato, salernitano, grandi esperienze a tutto tondo dal territorio alle responsabilità di uffici centrali. Ciceri, comasco, insuperato conoscitore dei meccanismi di organizzazione e gestione al comando generale. Nistri l’eclettico, romano, carriera brillante con la parentesi in abiti civili di direttore generale del “Grande Progetto Pompei”. Robusto, abruzzese, amatissimo comandante della Scuola Ufficiali e poi dei carabinieri al dicastero degli Affari esteri quando il ministro era Paolo Gentiloni.

Tranne Ciceri, tutti gli altri prima dell’Accademia militare a Modena hanno fatto la prestigiosa scuola “Nunziatella” di Napoli. La partita è aperta e in questi giorni si chiuderanno i giochi. La nomina è del Consiglio dei ministri, su proposta del titolare della Difesa. Tra i grandi elettori del nuovo comandante c’è, oltre Roberta Pinotti, senza dubbio il ministro dell’Interno, Marco Minniti: l’Arma, secondo le norme istituzionali, dipende «gerarchicamente» dalla Difesa e «funzionalmente», per i compiti di forza di polizia, dall’Interno.

Grande considerazione sull’importanza della nomina è posta dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il governo farà anche una consultazione con le opposizioni, come da prassi. Ma sullo sfondo c’è soprattutto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: la sua è un’attenzione speciale, lo scrupolo di un Capo dello Stato già ministro della Difesa, profondo conoscitore dei meccanismi istituzionali e della necessità della massima tenuta di un’amministrazione imprescindibile come l’Arma dei Carabinieri.

Dove non mancano i punti di debolezza preoccupanti. Oltre gli episodi di cronaca, ai responsabili della sicurezza nazionale è noto come nell’Arma sia saltato sempre più spesso il principio della gerarchia. Deviazione scaturita spesso insieme a un’altra degenerazione: il potere sempre più debordante degli organismi di rappresentanza militare. Fino allo spettacolo mai visto prima di un appuntato unitosi al ministro dell’Interno e al comandante generale mentre passavano in rassegna gli allievi al giuramento. Il paradosso incredibile è che mentre con la guida di Franco Gabrielli la Polizia di Stato, forza a ordinamento civile, ha visto un ridimensionamento degli eccessi sindacali, nell’Arma sono dilaganti. Il malessere non manca. Per questo, il nuovo comandante dell’Arma dovrà avere, soprattutto, un grande carisma.

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