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CALABRIA: LA MADONNA FA L’INCHINO AL BOSS ED I CARABINIERI ABBANDONANO IL CORTEO PER PROTESTA

Non è la prima
volta che si scatena un putiferio per l’imbarazzante accostamento tra religione
e malavita. L’ultimo episodio è avvenuto in Calabria, a Oppido Mamertina per
l’esattezza, un comune di circa 5300 abitanti in provincia di Reggio Calabria.

Ma vediamo subito
cosa è successo alcuni giorni fa. La processione della Madonna
delle Grazie
 nella frazione Tresilico del paese si ferma davanti
all’abitazione del presunto boss Peppe Mazzagatti, 82
anni, condannato all’ergastolo per omicidio e associazione
per delinquere (ai domiciliari per motivi di salute). Nel
momento esatto della sosta – secondo quanto riporta stamani il Quotidiano
della Calabria
 – il comandante della locale stazione dei
carabinieri, maresciallo Andrea Marino, si allontana. Altri due
carabinieri che erano con lui documentano quanto sta accadendo.
La processione,
giunta vicina all’abitazione di Mazzagatti, si ferma per circa trenta
secondi. La statua della Madonna delle Grazie, portata da numerose persone, è
preceduta da alcuni sacerdoti e amministratori locali. A quanto si
apprende prima della processione di Oppido il maresciallo aveva incontrato gli
organizzatori della festa-processione invitandoli a non effettuare
“inchini” durante il tragitto. Invito che puntualmente è stato
disatteso, come evidente gesto di sfida verso lo Stato. Quando il maresciallo,
resosi conto dell’omaggio ricevuto dal presunto boss, si è allontanato,
nessuno, tra le autorità presenti, pare lo abbia seguito, nonostante il
sottufficiale dell’Arma avesse resi noti i motivi del proprio gesto. 
“L’allontanamento
del comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina è stato
un atto tecnico per consentire gli opportuni atti di polizia giudiziaria”
, ha tenuto a precisare il comandante provinciale dei carabinieri
di Reggio Calabria, colonnelloLorenzo Falferi. “Nel
nostro Paese ci sono state già altre vicende analoghe – racconta all’Huffington
Post -. Non molto tempo fa è successo a Vibo Valentia”. Poi chiarisce
meglio quanto è accaduto: “Il maresciallo dei carabinieri e i suoi uomini
quando si sono accorti di quello che stava per accadere si sono allontanati per
poter documentare. Non hanno abbandonato il corteo”. Anzi, “abbiamo
video e fotografie sia di chi ha inchinato la statua sia di chi ha dato
l’ordine di farlo”. E aggiunge: “Gli esiti delle nostre attività
confluiranno in una informativa che sarà inviata alla Procura di Palmi ed
alla Dda di Reggio Calabria”
.
“I carabinieri
hanno fatto benissimo ad allontanarsi”
, commenta
con malcelato sdegno Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso
il tribunale di Reggio Calabria. “I servitori dello Stato non
possono tollerare il minimo compromesso o tentennamento nei confronti della
’ndrangheta”. 
Solo quindici
giorni fa Papa Francesco, nel corso della messa nella spiana di
Sibari, con un discorso molto duro aveva scomunicato i mafiosi. “Quando
non si adora il Signore – aveva detto Bergoglio – si diventa adoratori del
male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra
terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta è
questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va
combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto
impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perchè il
bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Quelli – aveva
concluso – che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non
sono in comunione con Dio, sono scomunicati”. 

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