Polizia

ALLARME DI GABRIELLI, POLIZIOTTI SEMPRE PIÙ VECCHI E CARENZE D’ORGANICO

(di Paolo Radoin) – Ho voluto dedicare questa lente a un problema tanto grave quanto sottovalutato dalla politica di destra e di sinistra, sempre pronta a grandi lodi verso le Forze dell’ordine, ma sparagnina quando si tratta d’intervenire per potenziare l’organico e ammodernare i mezzi a diposizione; prodiga invece quando si tratta di elargire fondi destinati all’accoglienza dei migranti, che costituiscono una parte del problema sicurezza in Italia.

Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, con la sua consueta franchezza ha messo il dito nella piaga in occasione dell’inaugurazione della Questura di Rovigo: «Il vero problema è che siamo invecchiati». Per Gabrielli «da qui al 2030 andranno in pensione 40mila persone nella sola Polizia di Stato. Dico alla mia gente che oggi ci è chiesto di fare meglio con meno – aggiunge -. Chiederemo al governo che c’è e a quelli che verranno di analizzare i problema degli organici, ma se la matematica non è un opinione, prendete carta e penna: 40mila persone in pensione in 12 anni significa 3-4000 all’anno, immetteremo contemporaneamente 2-2500 poliziotti all’anno. Significa che andremo a regredire».

Il capo della Polizia ricorda che «Siamo passati da 117mila dell’89 ai 98mila di oggi, il 20% in meno. La media d’età oggi dei poliziotti è di 49-52 anni. La vicenda di Anis Amri, ricercato internazionale intercettato alle 3 di notte in una fredda periferia lombarda da giovani poliziotti, non è una cosa ordinaria». «Dobbiamo rimboccarci le maniche, dobbiamo dimostrare la nostra diversità rispetto agli utenti – sostiene -. Sono sintonizzato sul fatto che i poliziotti devono essere tutelati, ma ricordo anche ai poliziotti che devono essere poliziotti. Il capo della Polizia non gira scortato, deve dare l’esempio, cominciamo a riappropriarci del nostro essere se vogliamo essere considerati, siamo un punto di riferimento della società, se noi per primi amplifichiamo i problemi non va bene».

Gabrielli aggiunge: «I problemi vanno avviati a soluzione nella consapevolezza della nostra diversità. Altrimenti se vogliamo fare gli impiegati, facciamo gli impiegati. Noi rischiamo e c’è una soglia di salvaguardia del rischio, ma il rischio è il nostro mestiere. Dobbiamo tutelarci ma non entrare nel loop inverso. Ho fatto il poliziotto per 20 anni e l’ho fatto con la passione. E nella passione – conclude – che risiede la diversità. Quando si parla di organici bisogna tener conto che in questo Paese abbiamo vissuto una stagione in cui si e’ immaginato che i poliziotti e i carabinieri fossero troppi – ha concluso – I danni si fanno con una certa facilità e in tempi rapidi ma per recuperare ad essi ci vuole un po’ più di tempo».

Parole pesanti ed efficaci, che dovrebbero essere ascoltate e meditate dai politici; il messaggio del Capo è un pressante incitamento a prendere provvedimenti che consentano di proteggere con efficacia i cittadini. Dubitiamo che la situazione possa essere migliorata dal debole governo Gentiloni, né d’altra parte segnali positivi erano venuti dall’ambizioso governo Renzi, che alla resa dei conti si è rivelato capace soltanto di distruggere il Corpo forestale dello Stato, senza apprezzabili risultati di semplificazione ed organizzazione delle forze di polizia. Il divampare degli incendi, mai così devastanti ed estesi negli ultimi 10 anni, ne è la riprova. Il tutto è successo dopo la «riorganizzazione» voluta dal rottamatore. Sarà un caso? (Firenze Post)

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